Laboratorio stabile

MicroCosmo nella ‘terra di mezzo’, tra il carcere e la comunità

Il luogo di incontro è una terra di mezzo, uno spazio compartecipato nel quale ognuno si sente riconosciuto e rispettato e, grazie a questo, è disposto ad aprirsi nell’accogliere l’altro.
In queste due righe trova fondamento il pensiero progettuale di MicroCosmo che, costituitosi in associazione onlus, opera da circa venticinque anni nel carcere di Verona. Le persone detenute che vi partecipano formano un gruppo che, pur nella costante riformulazione dei suoi componenti, riconosce in sé una biografia; nella sua evoluzione le storie individuali di vita descrivono una storia collettiva. Ma noi qui ci troviamo in una Casa Circondariale che, come gli informati sanno, ospita persone in attesa di giudizio o con pene inferiori ai cinque anni. Di conseguenza, nell’arco di un anno le persone che attraversano MicroCosmo possono cambiare quasi completamente. Questa caratteristica poteva essere interpretata come un limite in vista dell'obiettivo qualitativo di preparazione e competenza dei partecipanti, ma abbiamo cercato di rilevare l’opportunità che qui si poteva nascondere.

Ci dedichiamo dunque con passione alla valorizzazione del tempo di permanenza in carcere, qualunque esso sia, per realizzare un'opportunità di esperienza significativa, per accrescere consapevolezza di sé, e per uscire dal carcere con qualche strumento in più per affrontare non solo le difficoltà che la quotidianità distribuisce a tutti indistintamente, ma anche per attrezzarsi a superare i propri punti deboli, dopo averli riconosciuti, recuperando così maggior spazio di autodeterminazione consapevole.

Ci si è quindi immersi nella scrittura autobiografica per far riemergere alcuni snodi significativi che hanno determinato i percorsi di vita. Saper riconoscere le motivazioni chiare per cui si approda al carcere, oltre ad aprire spazi di consapevolezza, sostiene e orienta nel rapportarsi agli altri, e determina anche lo stile di comunicazione e la sostanza della comunicazione stessa. In questo lavoro si profila ancora una volta una immagine rappresentativa dell’attraversamento di un crinale i cui versanti sono costituiti uno dall’attenzione al sé, al proprio vissuto nell’arco della vita, l’altro all’esperienza nel presente della detenzione, anch’essa da affrontare in un'attenta valutazione delle connotazioni che a essa ognuno assegna.

La detenzione, esperienza di sofferenza, per suo stesso mandato, non può riassumere in sé il significato ultimo che la Costituzione attende; la funzione definita come ‘ri-educativa’ promuove infatti all’attivazione di risorse istituzionali, anche se purtroppo in sofferenza per molteplici cause. Ma anche alla persona detenuta spetta il compito di definirsi parte attiva usufruendo delle opportunità quando esse si presentano. Una presenza partecipata segna la differenza rispetto a un'adesione formale o passiva.

Tra le varie offerte istituzionali, principalmente di istruzione, di formazione professionale, di attività artistiche o ludiche, quella del laboratorio al quale i partecipanti detenuti a Verona hanno assegnato il nome MicroCosmo, è un'esperienza che potremmo definire ‘di nicchia’. Non è infatti semplice parteciparvi, è necessaria una disponibilità a uscire da una visione autocommiserativa, rabbiosa o di vittimismo, e una altrettanta volontà a inoltrarsi in letture diverse, che sappiano cogliere punti di vista precedentemente inesplorati, per una ri-collocazione consapevole e responsabile nel contesto sociale, sia pure già in quello carcerario. Saper individuare i punti critici, le fragilità e rivedere le motivazioni alle scelte determinanti la propria esistenza, consente di ‘liberarsi’ anche dalle emozioni distruttive che condizionano il rapporto con la comunità e con le sue regole. Per riprendere, seppur sommariamente, la biografia di MicroCosmo, lo sviluppo naturale del percorso realizzato nel gruppo ha prodotto un evidente desiderio di tradurre la propria esperienza distruttiva in una valenza che potesse riassegnare dignità e riaffermare la positività nella quale ogni persona può riconoscersi, attraverso e oltre il reato commesso.